Piancastagnaio. Il Crastatone saluta le migliaia di visitatori dando appuntamento al 2017, per i 50 anni della Festa

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Marco Conti: Piancastagnaio 01/11/2016
Migliaia di turisti per la festa autunnale tra le più attese dell’anno, simbolo dell’Amiata in onore della castagna da cui Piancastagnaio prende il nome. Un’edizione piena di numeri e di belle sorprese e novità, con la buona collaborazione tra Contrade, Pro Loco, Associazioni e Amministrazione Comunale. Interesse per le visite alle Miniere. Tutto è sembrato andare per il verso giusto. Premiate le cuoche delle Contrade. Tra i tanti eventi,  “La castagna col pensiero” e “due castagni da piantare al Campo di Fiera”.

E’ stato un bel Crastatone, uno di quelli da ricordare negli anni per tanti motivi, tanti come 50, il numero delle sue edizioni (non ci addentriamo sulla diatriba tra 50 edizioni e i 50 anni da quando esiste le Festa, bastano i numeri a spiegare, ricordando che in un anno ne furono fatte due), che testimoniano la validità della scelta fatta dagli ideatori verso la fine degli anni ’60, quando decisero di festeggiare in Piazza Belvedere, con quella che fu appellata col termine di “Crastatone” (grande “crastata”, ovvero il nome pianese per indicare la caldarrosta), le persone e i momenti della vita del tempo, così da stare attorno a un fuoco,un buon bicchier di vino e, appunto, la castagna, il frutto dell’albero del pane di Piancastagnaio e dell’Amiata.

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Un’edizione che seppur non ai livelli eccezionali degli anni intorno alla metà del 2000, in termini di qualità e numero di visitatori, pur svolgendosi da tempo in periodi di crisi economica, rimane sicuramente una delle più belle di sempre, dando lustro non solo a Piancastagnaio, ma all’intera Amiata, dove ormai ogni centro, presenta la sua festa autunnale che da quest’anno, assieme alle altre, sono andate a comporre “#AmiatAutunno”, nuovo cartello di promozione turistica e degli eventi autunnali che si svolgono nei Comuni della Montagna.

Non è mancato nulla di quello che, a mio avviso, va sempre considerato una sorta di “cesto di frutta”, dove poter scegliere e gustare il preferito e, mangiando…mangiando, rimanere col cesto vuoto, dove mettere le proprie impressioni e i propri ricordi della Festa più longeva dell’Amiata.
Eno gastronomia, musica, arte, teatro, informazione, formazione, sport e divertimento, è questa la frutta del visitatore, apparecchiata su quella che, si spera, sia una tovaglia ben imbandita, con tovagliolo, posate e bicchieri al posto giusto ed in ordine, a rappresentare i servizi (non pochi), a supporto e coordinamento della riuscita della festa sotto l’aspetto logistico, igienico e della sicurezza di persone, animali e cose. Non è assolutamente semplice tutto questo e, ogni volta, ne diamo atto, sia chi e quel che sia; anche stavolta, tranne l’idiota dell’ultima notte che, rompendo parte della prima statua della “culona”, ovvero la vecchina simbolo del Crastatone, una delle novità della festa, ha voluto lasciare la sua firma analfabeta del buon comportamento e del rispetto altrui. Ma si sa, nella massa, c’è sempre chi vuole distinguersi nella sciocchezza.

Per fortuna e per bravura (soprattutto), è andato bene; la festa si è adagiata nei quattro (lunghi) giorni, con brevi, naturali e talvolta sperate pause, vista la tantissima gente arrivata a Piancastagnaio con auto, pullman o camper. Un paese che ha mostrato, il “vestito della festa” improvvisamente, come sempre accade, riempiendo le sue vie e le piccole piazze del centro storico con profumi, musiche, luci e colori poche ore prima ben difficili da immaginare; un “vestito della festa” pulito, senza troppo essere sgargiante, tenendosi nel giusto equilibrio tra quello che è tutti i giorni e quello che si mostra, come andare a un matrimonio o a una prima comunione slacciandosi la cravatta o il panciotto durante il mangiare.
Fare la lista dei tanti eventi sciolinati nei quattro giorni di Festa è rischioso nel dimenticarsi qualcosa, di alcuni ne abbiamo già raccontato in altri articoli, ma, certamente, necessariamente, dobbiamo raccontare di due tra i momenti più belli di questo Crastatone: quello che non avendo nome, ci permettiamo di definire “La castagna col pensiero” (pensieri dei visitatori sulla festa scritti su cartoncino a forma e colore della castagna, da un’idea condivisa tra il “Gruppo Turismo” del Comune e la Pro Loco) e i due castagni da piantare al Campo di Fiera, a festeggiare proprio la 50esima edizione della manifestazione, ricordandone gli ideatori e i primi organizzatori.

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La scelta è su queste due iniziative, prese ad esempio delle tante di questi giorni, perché nuove (pur avendo avuto dei momenti vagamente simili negli anni addietro) e perché semplici in un contesto, a volte, inutilmente un po’ forzato e quasi scontato, col rischio di perderne il significato. Due momenti che raccontano e fanno raccontare, che coinvolgono e fanno partecipare; da ripetere perché riconoscimento e riconoscenza. Quella che, dobbiamo ricordare, è andata alle “Cuoche delle Contrade“, attraverso una targa ricordo a chiusura della Festa, consegnata dal Rettore del Magistrato delle Contrade Pierangelo Fabbrizzi, per il loro impegno nel tempo e il miglioramento costante dei piatti nella sostanza, nella forma e, soprattutto nel gusto.
Ha fatto bene il Sindaco Luigi Vagaggini, visibilmente soddisfatto, a ringraziare tutti i pianesi per il loro impegno verso la Festa nel suo intervento finale; un intervento sobrio e consapevole di amministrare una comunità e riconoscente anche verso gli assessori e i consiglieri della sua Amministrazione. Un discorso breve quello di Vagaggini, essenziale come i pochi altri pronunciati nei quattro giorni, come, ad esempio, quello per l’inaugurazione delle iniziative all’interno di “Rocca, tra arte e gusto”.
(nel video gli interventi di Vagaggini e Fabbrizzi)

Altri saranno i momenti di approfondimento per questo Crastatone, che, come improvviso ha messo il “vestito della festa”, lo ha tolto ancor più veloce (forse troppo), prima della cena di domenica, restituendo amaramente all’Inverno che sgomita, il silenzio e l’assenza dei profumi delle castagne sul fuoco di cui rimane la buccia mezza abbrustolita, che si rompe calpestata dai miei piedi che tornano a casa.
Il pensiero va alle Contrade, alla Pro Loco, alle Associazioni, alle attività commerciali, ai locali pubblici, agli ambulanti e alla stessa Amministrazione, immersi per molti giorni in una corsa frenetica che, in parte, riprenderà tra poche settimane con il Natale che già bussa alle porte, così come ben appeso col suo “Favoliamo” nello spazio 3×2 sotto la Rocca.

Tornando a casa, mi affaccio al “Parapetto”, ormai dismesso e stanco, e penso, intuendo il profilo delle montagne appenniniche nel semi buio lontano, alla “scossa dimenticata” dalla festa che neanche il forte tremore delle 7:41 delle travi pianesi ha ricordato. Intanto che mi tolgo di saccoccia e mangio due “suggioli” ancora caldi, passeggiando in Voltaia cercando sensazioni, mi viene in mente la diatriba di questi giorni tra le 50 edizioni e i 50 anni da quando esiste la Festa (bastano i numeri a spiegare, ricordando che in un anno ne furono fatte due), e alle tante cose non dette, coperte dalle foglie autunnali della non conoscenza e dai rami spogli della disconoscenza. Al prossimo Crastatone.

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